BIOGRAFIA

La passione e l’amore per la canzone napoletana nasce nel maestro Gigi Marchese (ottavo di undici figli) dall’influenza artistica dei suoi cari; nonni (nativi del rione Sanità di Napoli), genitori e zii, tutti ottimi cantori del lirismo musicale classico, furono proprio loro i suoi primi maestri.
Fin da piccolissimo ascoltava il meglio del repertorio partenopeo da interpreti come Pasquariello, Parisi, Papaccio, Vanorio, Ricci, Pane, Rondinella, Murolo, Sergio Bruni etc. Tutti sono stati da esempio per Gigi Marchese, e spesso nelle sue interpretazioni si evidenziano tali richiami.
Appena quattordicenne, con la sua inseparabile chitarra, allietava in costiera amalfitana e sorrentina le famiglie; si pagava gli studi di dizione con l’attore salernitano Augusto Di Giovanni, le lezioni di canto con il M° Alfredo Giannini di Napoli, lezioni di musica e chitarra con il virtuoso M° Vincenzo Quaranta, e recitazione con il M° Mario Onorato.
Nel ’59 conobbe il noto cantante chitarrista Ugo Calise, ischitano di adozione, che spesso invitava Gigi Marchese a cantare nel suo locale di Ischia " 'O Rancio Fellone"; lo stesso Calise lo introdusse nell’ambiente artistico di Roma, dove entrò nelle grazie dell’illustre M° Marcello de Martino, direttore d’orchestra della RAI, con il quale incise alcune celebri canzoni per Carosello, presentato dal beneamato Corrado.

L'incontro con Toto'

Suonando nei più noti night club della Capitale, proprio in uno di questi (La Rupe Tarpea, locale frequentato dal jet set e dai vip) conobbe il suo grande amico paterno, il Principe Antonio de Curtis, in arte Toto’, invitato da Corrado per ascoltare da Gigi Marchese tutte le sue composizioni, tra le quali solo "Malafemmena" ebbe fortuna e gloria, mentre le altre, altrettanto bellissime, erano e rimangono orfane di interpreti.
Il fatidico incontro con Toto’ ha lasciato un ricordo indelebile nel M° Marchese che, alla fine della serata, dopo aver interpretato il meglio delle sue canzoni, si sentì dire dall’indimenticabile Toto’: "Tra nobili ci si intende, e tu, Marchese, lo sei dalla nascita", e nel ringraziarlo per aver ascoltato le sue canzoni, mise nella tasca di Gigi un "piccolo pensiero" (lui diceva: un caffè). Quel caffè erano 150 mila lire, che per il giovane cantore di Napoli rappresentavano un mese di lavoro.

L'opera di ricerca di autori della canzone napoletana

Dopo una lunga permanenza oltre confini per i suoi concerti (gli ultimi tenuti a Salisburgo), il rientro in Italia lo convinse ad iniziare l’opera di ricerca dei componimenti classici rimasti immeritatamente nell’oblio, ed oggi, grazie alla collaborazione dei più prolifici collezionisti del settore (quali Roberto Cortese e Ciro Daniele di Napoli, Ugo Mollo di Torre del Greco, Antonio Bosco di Penta ed altri) il repertorio del M° Marchese sfiora il numero di 2500 composizioni, ma anche poesie, parodie, aneddoti e aforismi, la vita e la storia di poeti e musicisti... una vera e grandiosa “antologia ed enciclopedia”.
Dall'instancabile ricerca, inediti sconosciuti o dimenticati brani, delle vere opere d’arte, come le 200 composizioni (delle sue 253) del poeta Salvatore Di Giacomo. Il natale napoletano inedito, le poesie sulla religiosità, le macchiette ereditate dal grande Nino Taranto, e, passando dal sacro al profano, sono ben 53 le poesie dell’inferno napoletano declamate un tempo solo dal M° Aldo Giuffré.

I concerti

Definito l’ultimo menestrello della canzone napoletana, ha tenuto vari concerti per i Reali di Casa Savoia ad Aix Les Bains (Francia) per le designazioni del cavalierato a noti personaggi del mondo industriale, giornalistico e dei cultori dell’arte. Per gli stessi Reali di Casa Savoia ha inciso meravigliosi brani composti da celeberrimi poeti e musicisti napoletani.
E’ stato ospite fisso dal ’97 in poi del “Salotto Tolino” dove per oltre 25 anni ogni domenica si svolgevano incontri culturali e lirico-musicali. Un tripudio i concerti eseguiti dal M° Marchese, seguiti dagli encomi di critici e storici presenti, tra i quali il giornalista e storico della canzone napoletana Max Vairo, il critico Mario Balzano, il giornalista Enzo Fasciglione, il giornalista editore e poeta Giuseppe Carulli.
Dopo aver portato alto all’estero il vessillo culturale del lirismo musicale di Napoli, nel 2007, al rientro in sede, il M° Marchese ha festeggiato le “nozze d’oro” con la canzone napoletana ed i suoi ultimi concerti lo hanno visto a Paestum il 2 agosto 2008 nella piazzetta adiacente la Basilica della SS. Annunziata ed il 13 agosto a Pogerola di Amalfi.
Attualmente è in procinto di registrare un’antologia della canzone classica salernitana, molto apprezzata da un fan molto speciale del M° Marchese: il Cardinale di Salerno S.E. Renato Martino.

La monotonia di preferire le composizioni più decorative toglie giustizia ad altri capolavori, che, nel tempo, parimenti irradiarono incanto e soavità. Il loro graduale accantonamento appanna cultura e memoria, evoluzione e costume di un irripetibile florilegio che, proprio nell’interezza dei ricordi e dei sapori, ci rende, ancor oggi, famosi e rispettati nel mondo. Si aggiunga anche l’evanescenza di tanti interpreti privi di sufficiente fedeltà didattica e che disconoscono perfino l’esperienza che promana il preliminare adoperarsi da studioso cultore storico-ricercatore. Ed è in questa multiforme versatilità che il M° Marchese offre un’appassionata testimonianza che si mobilita per originalità ed approfondimento, spaziando da quella tradizionale (resa con naturalezza, senza sforzarla di inutili virtuosismi) a quella sapientemente brillante ed infarcita di venatura satirica ed umoristica.